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Albano: una ricerca italo-romena contro la criminalità giovanile

Il comune di Albano e l'Università popolare dei Castelli Romani hanno promosso uno studio per analizzare il fenomeno della criminalità giovanile in Italia e Romania per prevenirlo e migliorare l'integrazione dei giovani. Culmine dell'iniziativa un incontro a Bucarest

Le indagini Istat e del ministero della Giustizia sulla giustizia minorile mostrano come dal 2000 vi sia stato un notevole aumento della criminalità minorile straniera e come gran parte dei minorenni stranieri denunciati siano di origine europei in particolare dalla Romania e dai paesi dei Balcani occidentali con reati indirizzati in modo particolare contro il patrimonio e di spaccio di stupefacenti.

La consapevolezza di questi fenomeni in aumento ha spinto la Città di Albano Laziale e l’Università Popolare dei Castelli Romani a farsi promotore di uno studio che ha portato alla pubblicazione del volume “I giovani al di là della legge. Italia-Romania: esperienze a confronto” a cura della giornalista italiana Enrica Cammarano e dell’avvocatessa romena Geta Lupu per analizzare non solo il fenomeno, ma anche studiare adeguati percorsi riabilitativi e proposte di integrazione urbana.

Un argomento di grandissima attualità viste le recenti diatribe politiche sul fenomeno dell’immigrazione e della figura dell’immigrato, che ad Albano ha saputo trovare un momento di studio e di ricerca e di fattiva collaborazione tra due paesi europei che i fatti di cronaca hanno spesso separato come l’Italia e la Romania.

Non bisogna inoltre trascurare che Albano vede una numerosa comunità romena, integrata che contribuisce allo sviluppo culturale ed economico della cittadina dei Castelli Romani.

Questo progetto italo-romeno ha avuto come fulcro centrale un incontro a Bucarest, lo scorso 7 dicembre, presso il prestigioso  Collegio Nazionale Sincai con la partecipazione del Sindacato Libero e Indipendente degli Insegnanti, il più grande della categoria dei docenti, per numero di iscritti, della Romania proprio per dibattere della delinquenza giovanile.

La cittadina di Albano è stata rappresentata dal proprio sindaco Marco Mattei che è stato tra i primi promotori dello studio che si è soffermato sul ruolo delle istituzioni locali, su ciò che è possibile mettere in campo per dare un significato reale alla parola prevenzione: “Questo studio, su quello che accade in Italia e in Romania, è servito a far comprendere meglio nel nostro paese, in un momento difficile, che è importante accogliere integrando. Ho seguito con grande attenzione l’ingresso della Romania nell’Unione Europea, e sono un convinto sostenitore della necessità di uniformare le leggi dei ventisette paesi che la compongono”.

“Non esistono popoli buoni o cattivi- ha concluso il sindaco- ma persone che commettono reati e noi possiamo intervenire in due modi: con la prevenzione che può attuarsi attraverso azioni mirate di conoscenza, come è il caso di questo libro, e con il rispetto e la certezza della pena, una certezza la cui esistenza ho potuto verificare in Romania e che dovrebbe estendersi in tutta l’Unione”.

Apprezzamento per la presentazione della ricerca è stato mostrato poi dal consigliere Gheorghe Petu, che ha parlato in rappresentanza del sindaco del settore 4 di Bucarest: “Il tema del volume è molto attuale e stiamo cercando, come istituzione, di affrontarlo nelle scuole coinvolgendo i genitori dei ragazzi. Purtroppo il sistema romeno ha un punto debole, che è quello di una valorizzazione maggiore dell’istruzione rispetto all’educazione. La pedagogia moderna non fornisce, infatti, strumenti per gestire l’educazione”.

“Inoltre credo che – ha sottolineato il rappresentante istituzionale Petu- anche la povertà, con i problemi economici e sociali che ancora affliggono la Romania, siano causa di devianza minorile, e quando si cerca di intervenire è spesso troppo tardi”.

Di ruolo importante dei mezzi di informazione e di strumenti imparziali come lo studio promosso dalla cittadina laziale, che analizza, numeri alla mano, i reati più frequenti commessi dai minorenni, ha parlato invece una delle fautrici materiali del progetto, Enrica Cammarano, che ha messo l’accento sulla necessità di non fornire sentenze, ma contributi per una riflessione serena, senza toni troppo accesi  e spesso controproducenti.

L’esperienza di questo studio italo-romeno è sicuramente un fatto concreto, capace di contribuire alla crescita sociale delle realtà e dello comunità romene ancora non del tutto consolidate in alcune realtà.

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