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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Case abusive nei Castelli Romani: non solo legalità, ma problema sociale

A parlare è il sindaco di Grottaferrata Giampiero Fontana che come tutti i suoi colleghi dei Castelli Romani ha dovuto far fronte alle richieste della Procura di Velletri di abbattere i manufatti abusivi

Davanti al tribunale di Velletri si è svolta stamane una manifestazione per chiedere che le abitazioni abusive diffuse in tutti i comuni dei Castelli Romani non vengano demolite per tutelare il diritto alla casa di migliaia di famiglie.

Davanti a un problema di dimensioni estese, ci si chiede quali siano le possibili azioni dei sindaci per tutelare sia il diritto alla legalità ed evitare potenziali emergenze sociali. E' vero che spesso i primi cittadini sono soli, divisi tra le proteste dei cittadini che vivono da una vita nelle case abusive e le richieste della magistratura. Solo alcuni mesi fa si ricorda l'incendio dell'abitazione del Sindaco di Licata in Sicilia subito dopo una puntata di Domenica In dedicata al contrasto dell'abusivismo edilizio.

Giampiero Fontana, sindaco di Grottaferrata, come i suoi colleghi dei comuni limitrofi ha dovuto negli ultimi mesi confrontarsi  a livello amministrativo e politico con la demolizione dei manufatti abusivi.

"Nel Novembre del 2015 - spiega il primo cittadino di Grottaferrata - abbiamo ricevuto una comunicazione dalla Procura della Repubblica di Velletri che ci chiedeva di verificare lo stato di esecuzione di un elenco di sentenze per abusivismo passate in giudicato. Le richieste della procura sono giunte a seguito di un protocollo di intesa siglato con la Regione Lazio, che giustamente ha assunto le necessarie iniziative per contrastare il fenomeno dell'abusivismo. Per il comune di Grottaferrata avevamo 74 casi da dover esaminare, alcuni pendenti da oltre 10 anni, procedendo alle verifiche ed eventualmente alle demolizioni".

"E' comprensibile che in una fase di congiuntura economica sfavorevole il contrasto all'abusivismo può dar seguito a una serie di problematiche sociali: le famiglie che vivevano nelle case eventualmente demolite dove vanno poi dislocate? Da sindaci non possiamo lasciare una famiglia per strada, seppur residente in una casa abusiva, soprattutto in casi di precarie condizioni economiche. Potremmo trovarci a dover governare una potenziale emergenza sociale e abitativa".

"La situazione è ancor più paradossale se si pensa che su molte abitazioni abusive, i proprietari oltre a pagare il canone di condono hanno pagato per decenni i tributi comunali. Nella mentalità italica si è sempre pensato che in tema di abusivismo chiunque, come si dive a Roma, l'avrebbe sfangata e nessun manufatto abbattuto, ma è naturale chiedersi: se è abusivo come ha fatto il Comune a riscuotere i tributi? ".

"Inoltre in caso di inadempienza nei confronti dell'esecuzione delle sentenze potrei da sindaco incorrere nei reati di abuso e omissione d'ufficio e danno erariale se non demolite le abitazioni abusive e acquisite al patrimonio non chiederei il pagamento di un'indennità di danno da occupazione"

"Per questo insieme al Comune di Ciampino siamo stati trai primi comuni a stabilire con una delibera il livello dell'indennità di danno da occupazione al livello più basso con uno sconto del 25% e ad avviare le procedure per la cosiddetta perimetrazione dei nuclei di edilizia spontanea al fine di provvedere a varianti del piano regolatore".

"Certo è che la Regione che ha avviato questo iter di contrasto all'abusivismo non può lasciare tutte le incombenze ai comuni. Dobbiamo far rispettare la legalità, facendo i conti anche con la realtà per questo credo sia necessario un tavolo di concertazione con tutte le parti in causa: sindaci, regione, procura e cittadini".

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