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Clini aveva ragione: via libera all'inceneritore di Albano

Tutti speravano che le "voci brevi" del Ministro Clini fossero smentite e invece oggi il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza che effettivamente sblocca la costruzione dell'inceneritore di Albano. Comitato e sindaci ricorreranno all'Unione Europea

Il Ministro Corrado Clini aveva evidentemente dei buoni informatori e le sue "vie brevi" avevano visto giusto: la costruzione dell'impianto di termovalorizzazione di Albano è stato sbloccato.

Oggi il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza numero 1640 che di fatto sblocca le procedure per la costruzione dell'impianto di Albano accogliendo il ricorso  del Co.E.Ma, il Consorzio ecologico Massimetta, che dovrà realizzare l'impianto.

La sentenza della V sezione del Consiglio di Stato di fatto ribalta la decisione del Tar Lazio del dicembre 2010 che aveva bloccato la costruzione dell'inceneritore. Il massimo organo di giustizia amministrativa ritiene in parte legittimo l'operato della Regione in merito alla valutazione d'impatto ambientale.

"Nel rendere il giudizio di valutazione di impatto ambientale - osserva il Consiglio di Stato - l'amministrazione esercita una amplissima discrezionalità che non si esaurisce in un mero giudizio tecnico, ma presenta al contempo profili particolarmente intensi di discrezionalità amministrativa e istituzionale in relazione all'apprezzamento degli interessi pubblici e privati coinvolti". L'organo amministrativo non entra nel merito, ma valuta la legittimità dell'atto, tendono a precisare i giudici che rivelano come il rischio ambientale sia minimo visto le migliorie tecniche apportate al progetto.

Per il Comitato No Inc le prime parole sono di rammarico per una sentenza inaspettata che sembra scritta "più dal gruppo Cerroni che da giudici super parte e terzi".

"Apprendiamo con piacere che la stessa sentenza accoglie, viceversa, la richiesta d’annullamento dell’ordinanza del Commissario straordinario dell’emergenza rifiuti  (Marrazzo) n. 3 del 22 ottobre 2008: ovvero quella che permetteva la cantierizzazione, nonostante l’iter amministrativo d’approvazione dell’impianto non fosse concluso – utile all’avvio dei lavori per la costruzione del tristemente noto inceneritore di Albano. La carica di Marrazzo a commissario straordinario dell’emergenza rifiuti, difatti, siamo soddisfatti il Consiglio di Stato ne abbia preso atto, era scaduta il 30 Giugno 2008", una piccola soddisfazione per i cittadini che per anni si sono opposti alla costruzione dell'inceneritore di Manlio Cerroni.

L'ordinanza dell'ex presidente Marrazzo emessa senza i poteri di commissario dei rifiuti era necessaria perché voleva garantire i finanziamenti pubblici all'impianto di Albano, infatti pochi mesi dopo dal 1 gennaio 2009 l'Unione Europea avrebbe vietato di utilizzare i finanziamenti Cip 6 per costruire gli inceneritori, in quanto destinati alle energie verdi.

Ora l'impianto di Albano si potrà sì costruire, ma non con i soldi pubblici e quindi dove verranno presi i soldi?  Se si dovessero utilizzare i fondi Cip 6 sarebbe una frode per l'erario e un mancato rispetto delle leggi comunitarie. Senza i finanziamenti pubblici l'impianto di Albano è un investimento a perdere, vorranno ancora gli investitori impiegare il proprio denaro senza la copertura pubblica, dei soldi di tutti.

Ora l'ultima speranza per evitare la costruzione di un impianto non voluto rimane l'Unione Europea: "Vi annuncio già da ora, con molto piacere - dice Daniele Castri referente legale del comitato  No INC - che tutti i cittadini, le associazioni e molti dei sindaci dei Castelli Romani già ricorrenti contro l’inceneritore di Albano sia al Tar che al Consiglio di Stato, presenteranno, nelle prossime settimane,  agli organi competenti della giustizia europea, un ricorso per bloccare   l’inceneritore di albano almeno al fine di evitare che soldi pubblici (Cip6) vengano utilizzati, ancora una volta,  per costruire un impianto di incenerimento oltre il limite di tempo massimo fissato dall’Unione Europea e, cosa altrettanto grave, che soldi pubblici vengano utilizzati, in assenza d’una regolare gara d’appalto pubblica europea; gara obbligatoria, per legge, da diversi anni, in tutti gli stati membri UE".

Nicola Marini sindaco di Albano si dice senza parole per la decisione del Consiglio di Stato: "La sentenza del Consiglio di Stato ci lascia sconcertati"

"Non abbiamo ancora potuto valutare nel dettaglio le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato. Siamo venuti a conoscenza della notizia solo tramite agenzie giornalistiche, pratica quanto mai discutibile dal punto di vista amministrativo e legale. Certo si tratta di una sentenza pesante, soprattutto per le ricadute igienico-ambientali di tutto il nostro territorio e che non riguarda solo il Comune di Albano Laziale. Ricadute che invece erano state chiaramente individuate dal Tribunale Amministrativo di primo grado e che invece il Consiglio di Stato ha completamente ribaltato, sostenendo la tesi, molto discutibile, di una amplissima discrezionalità amministrativa che fa riferimento esclusivamente agli interessi pubblici e privati coinvolti, senza controllo di legittimità. Cioè, individua nella sola Regione Lazio il soggetto incaricato di decidere sulla tematica rifiuti, eliminando la possibilità da parte del giudice amministrativo di entrare nel merito".

"La nostra battaglia – continua Marini – proseguirà alla Corte europea, per far valere i nostri diritti. Convocheremo con urgenza il tavolo dei sindaci dei Comuni di bacino che conferiscono nella discarica di Roncigliano. Inoltre, proseguirà il nostro impegno per la realizzazione della raccolta differenziata, unica vera alternativa per una gestione virtuosa dei rifiuti".

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